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GIOCO A DUE
(THE THOMAS CROWN AFFAIR)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 30 settembre 1999
 
di John McTiernan, con Pierce Brosnan, Rene Russo, Faye Dunaway, Ben Gazzara (Stati Uniti, 1999)
 
Ricordate la partita a scacchi de IL CASO THOMAS CROWN? Il lunghissimo, estenuante ed avvincente incrocio di sguardi (nel film del 1968, per altro non necessariamente memorabile di Norman Jewison) di un confronto - quello si, rimasto indimenticabile -fra una gatta dai leggendari occhi verdi ed il topo raffinato dallo sguardo deep blue. Il gioco leggero ma consapevole, divertito e determinato di Faye Dunaway e Steve Mc Queen; con l'elegante cupidigia del milionario imbroglione e l'ambiziosa determinazione dell'ispettrice delle assicurazioni che si trasformavano sotto i nostri occhi. E la strategia di una coppia che finiva per affrontarsi davanti ad una scacchiera: un confronto che la cinepresa ed il montaggio sondavano nelle sue pieghe più sottili, per scoprire l'attimo magico nel quale il cinismo si scioglieva nell'erotismo, il distacco volgeva in seduzione, la freddezza professionale in abbandono amoroso?

Per rendersi conto dell'involuzione in atto nel cinema americano di questi tempi basterà verificare quanto è rimasto di tutto ciò nel remake firmato da un regista solitamente non proprio nullo, John McTiernan (CACCIA AD OTTOBRE ROSSO, LAST ACTION HERO, DIE HARD 3). Se la costruzione drammatica è rimasta più o meno invariata (un potentissimo uomo d'affari ruba per spasso un Monet al Metropolitan Museum, si fa incastrare dall'investigatrice, vince al gioco ma perde in amore...), se il savoir faire dell'industria hollywoodiana non si è ancora perso del tutto (une regata mozzafiato in mare a bordo di un trimarano; il volo in aliante a sfiorare le foreste ingiallite dall'autunno indiano) è l'anima del film ad essersi ormai persa. O, se preferite, l'ispirazione: tutto quanto di umano c'era sotto un intrigo ben presto prevedibile. E in un'operazione che una MGM in eterni guai finanziari deve aver deciso solo perché, frugando nei cassetti, evitava di doversi spremere troppo le meningi. E, più che altro, di pagare nuovi diritti di autore. Sta di fatto che Pierce Brosnan non doveva aver messo ancora a fuoco di non stare più in un James Bond: recitazione totalmente inespressiva, sorrisetto più sciocco che furbo sopra la camicia blu Wall Street, motivazione zero. In quanto a René Russo al posto della divina Faye, come sostituire una gazzella con una lanciatrice di martello.


   Il film in Internet (Google)

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